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“Cercasi operaio”. La Russia dice addio al mito del proletariato.

Per i puristi di sinistra sono in arrivo nuovi dolori. Chi è rimasto deluso dai Pantheon e dalle rievocazioni di preti e chierichetti dei candidati delle primarie del nostro centrosinistra dovrà fare i conti con altre delusioni in arrivo proprio dalla Madre Russia. Anche qui, ormai, gli operai, simbolo del comunismo che fu e della retorica della Rivoluzione, fanno capolino solo da qualche affiche d’epoca.

Pare infatti che nella Federazione nessun giovane voglia più fare lavori manuali o di fatica. A confermarlo c’è anche una campagna pubblicitaria, diffusa tramite spot tv e manifesti. L’ha firmata il governo, ma di istituzionale ha ben poco. Le protagoniste sono ragazze bionde e sinuose, vestite con una tuta da operaio in versione sexy e armate di trapano o occhiali da saldatore. Ammiccano implorando “Ho urgente bisogno di un muratore”. Ovviamente esistono anche le versioni con appelli a falegnami, idraulici e carpentieri.

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Le Pussy Riot, Madonna, i nuovi iconoclasti e i roghi dell’inquisizione

“Madonna, ti preghiamo, liberaci da Putin”. Era questa la supplica delle Pussy Riot il giorno dell’ormai nota performance nella chiesa del Salvatore a Mosca. Una canzone che ha fatto finire le ragazze dritte dritte in galera. La sentenza del processo a loro carico, che si sta svolgendo con le tipiche modalità della giustizia russa, legata a doppio filo al potere politico, è attesa per il 17 agosto. Nel frattempo è arrivata in soccorso la tanto invocata Madonna, quella profana e non santa però. La Pop star, dopo la clamorosa gaffe della confusione tra bandiera russa e ucraina, si è esibita in concerto a Mosca con la scritta Pussy Riot sulla schiena. Madonna ha lanciato dal palco anche un accorato appello, arrivato dopo quello di altri artisti internazionali, tra cui Red Hot Chili Peppers, Pearl Jam e Who, che ha molto infastidito il governo russo.

Madonna in concerto a Mosca

Il vicepremier Dmitri Rogozin ha liquidato la cantante a mezzo Twitter con una battuta che lascia poco all’immaginazione: “Ogni ex p… – ha scritto – tende a dare in giro lezioni di morale. In particolare quando si trova in tournee all’estero”. Ma le dichiarazioni infuocate non hanno certo intimidito la diva, avvezza alle provocazioni, che ieri si è esibita a San Pietroburgo sfidando la legge locale che vieta la “propaganda omosessuale in pubblico”. La Material Girl, vera icona gay, ha chiesto durante il suo show di “Mostrare l’ amore e la vostra stima verso la comunità omosessuale”.

Una delle Pussy Riot, Nadezhda Tolokonnikova, al processo

Intanto a Mosca gli ultraortodossi che accusano di blasfemia le Pussy Riot, colpevoli di aver violato un luogo sacro, hanno bruciato per strada le foto della cantante. Un gesto che ricorda molto l’iconoclastia . Ma le derive medioevali non sono finite qui. Gli estremisti cristiani hanno anche celebrato un esorcismo pubblico per scacciare il demone pop dal Paese.

(Qui il video delo rogo http://video.repubblica.it/mondo/mosca-estremisti-cristiani-bruciano-i-poster-di-madonna/102693/101073)

Gesti che si inscrivono perfettamente nel clima da Santa inquisizione della Russia degli ultimi mesi. Dopo la primavera anticipata delle manifestazioni di dicembre e dopo la vittoria, con brogli, Putin ha riaperto la caccia alle streghe, siano queste manifestanti, attivisti, blogger o cantanti.

Il gatto Dorofei torna al Cremlino e su Twitter spopola “lo riferirò a Vladimir”

Il mondo può tirare un sospiro di sollievo per il ritrovamento di Dorofei, il gatto di Dimitrij Medevedev, dato per disperso qualche giorno fa a mezzo Twitter. Il felino è tornato a casa e il caso ha talmente “scosso” la Russia che il sito di Radio Free Europe inserisce ironicamente la notizia tra i “flash” (http://www.rferl.org/content/russian_presidents_cat_not_missing/24530486.html).

Il gatto Dorofei

Il gatto Dorofei

Ma per un tormentone digitale che se ne va, #KotDorofei è diventato trend su twitter in poche ore, ce ne è un altro che continua a spopolare. Si tratta del “lo riferirò a Vladmir” detto da Medvedev, convinto che i microfoni fossero spenti, durante un incontro con Barack Obama.

"Non è molto, ma lo trasmetterò a Vladimir"

"Non è molto, ma lo trasmetterò a Vladimir"

Il capo, ancora per poco, del Cremlino ha risposto zelante al presidente Usa che promette più spazio per le negoziazioni sullo scudo antimissile dopo la sua rielezione. Sul social media dei 140 caratteri, grazie all’input del blogger dissidente Alexey Navalny, si è scatenata la fantasia. Qualcuno posta la foto di una bomba con scritto “consegnare a Vladimir”, altri innocui palloncini, qualcuno addirittura l’effige del patriarca Kiril.

Le “consegne” più belle raccolte dal sito Buzz Feed 

San Pietroburgo, duemila persone in piazza contro Putin mentre l’icona Pop Madonna combatte le leggi omofobe

Quasi 2 mila persone sono scese oggi in piazza a San Pietroburgo per protestare contro il terzo mandato di Vladimir Putin. Gli slogan erano gli stessi sentiti anche a Mosca, come ”Putin ladro!” e ”Russia senza Putin”. La manifestazione e’ stata organizzata dal partito Comunista, dal partito Democratico Yabloko e dal movimento di opposizione Solidarnost. Ma nella città degli Zar c’è anche qualcun’altro che protesta e si tratta, niente-di-meno-che, di Madonna, ancora nei panni della pasionaria. Questa volta non per interpretare Evita Peron, ma per schierarsi contro la legge omofoba, approvata qualche settimana fa a San Pietroburgo, che vieta di parlare di omosessualità su libri e giornali. “Combatterò per la libertà con il mio show e la mia musica”, ha fatto sapere la cantante.

La pagina Facebook di Madonna

L’icona del pop, ma anche icona gay tra le più apprezzate, promette dalla sua pagina Facebook di organizzare un concerto nella città russa il 9 di agosto e di “parlare a favore della comunita’ gay, per sostenerla e per dare forza e ispirazione a tutti quelli che sono o si sentono oppressi”.

La legge contro la “propaganda gay”è stata firmata dallo stesso Putin, dal governatore Poltavchenko e da altri ex ufficiali del KGB e vieta tassativamente ogni messaggio, libro, organizzazione o evento che si riferisca all’omosessualità e che possa “instillare ai minori la falsa percezione che relazioni tradizionali e non tradizionali siano socialmente equivalenti”.

Dopo l’approvazione, molti giornalisti e intellettuali hanno chiesto a grandi compagnie e personaggi celebri di boicottare la città. Infatti l’iniziativa della ex “material girl” non è stata poi così apprezzata. Il leader del movimento russo per l’orgoglio omosessuale Nikolai Alekseev ha annunciato che verranno tenute due proteste pubbliche durante l’esibizione della cantante.

Un’icona per le Pussy Riot

Sacro e profano, ancora una volta insieme, in linea con il loro stile. A Novosibirisk  è spuntato un poster con un’icona che raffigura una Pussy Riot, le femministe punk anti putinane. Due esponenti del movimento, Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alekhina, sono state arrestate lo scorso lunedì per una performance messa in scena nella Chiesa del Redentore a Mosca. Le contestatrici hanno intonato un canto contro Putin e contro il patriarca Kirill, capo della chiesa ortodossa russa.

L'icona delle Pussy Riot a Novosibirsk

Sabato scorso, durante le manifestazioni contro i brogli delle elezioni presidenziali, il loro avvocato ha parlato in piazza, assieme a molti leader dell’opposizione. Oggi a supportarle c’è anche questo nuovo manifesto che raffigura una donna, ritratta nella tipica posa delle icone sacre russe, ma vestita come una Pussy Riot: passamontagna viola e abito rosso.  Ha le braccia alzate, come aperte in preghiera, e un bambino appoggiato al pezzo. Sul ritratto non compare nessuna firma, ma una sigla: “FRDM PSRT”, abbreviazione dello slogan “Libertà per le Pussy Riot”.

Per ora nessuno conosce l’autore dell’opera.

Il primo a mostrare la foto della “nuova icona” è stato il sito kissmybabushka.com 

Immaginario Moscovita #5 Immagini dalle elezioni presidenziali

Vladimir Putin è il nuovo, si fa per dire, presidente di Russia. Guiderà la Federazione per i prossimi 6 anni, come aveva fatto dal 2000 al 2008. In mezzo un’esperienza da primo Ministro, grazie alla staffetta con l’eterno delfino Dimitij Medvedev. Volto “buono” e più ad uso occidente del potere russo. Putin ha vinto con […]

Immaginario Moscovita #4

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Satira o lode di Putin?

Russia, continua la guerra dei video. Sesso sicuro con Putin e il finto endorsement dell’ereditiera Xenia Sobchak

La prima volta non si scorda mai. In amore come in politica. E’ questo il messagio dell’ultimo spot di Vladimir Putin, superfavorito per le elezioni presidenziali del prossimo 4 marzo. Protagonista del video dedicato ai 18enni, chiamati per la prima volta alle urne, una bella ragazza, un po’ imbarazzata, che chiede a un medico come prepararsi al sesso. Il dottore la tranquillizza, dicendole che “se è per amore andrà tutto bene” e le indica una foto di Putin dicendo che “con lui potrà sarà al sicuro”.

Un nuovo spot che ben si inserisce nell’immaginario machista caro allo Zar, condiviso dal suo amico italiano Silvio Berlusconi.


In tutta risposta l’opposizione lancia un video in cui Xenia Sobchak, Paris Hilton russa reinventatasi pasionaria dell’opposizione, spiega perché votare Putin, senza mai nominarlo. Mentre la giovane parla, la telecamera mostra le sue mani legate, facendo intuire la messa in scena. Un chiaro riferimento al video, vero, di qualche giorno fa in cui l’attrice Ciulpan Khamatova, molto imbarazzata, invitava a far diventare Presidente di Russia l’attuale primo ministro.

L’Icona del Pop russo Alla Pugacheva canta contro Putin e l’attrice Ciulpan Khamatova finge di supportarlo

Per la prima volta nella storia della musica leggera russa, la cantante  Alla Pugacheva ha abbandonato il pop disimpegnato per darsi alla politica con una canzone anti Putin e pro Prokhorov, l’oligarca che sfiderà il premier alle presidenziali del 4 marzo.

L ‘icona pop, super ospite internazionale a Sanremo’87, per rimanere in tema con l’attualità nostrana, si è fatta accompagnare sul palco dal leader della band Mashina Vremini,  Andrei Makarevich.

I due non citano mai  i candidati al Cremlino, ma fanno riferimenti abbastanza espliciti. Come l’ammonimento a “chi vuole stare sempre in cima”, palesemente dedicato a Vladimir Putin, al potere da più di 12 anni.

Il duello non è che l’ultima puntata di una campagna elettorale sempre più incandescente, soprattutto dal punto di vista mediatico. Ieri sono apparsi in rete un video in cui un finto Putin viene processato per terrorismo

http://video.corriere.it/vladimir-putin-dietro-sbarre-ma-fake/42d29818-586d-11e1-9269-1668ca0418d4

e un spot in cui Ciulpan Khamatova, interprete di film d’autore, tra cui anche i Good Bye Lenin, si schiera a favore dell’attuale premier, ma in evidente stato di disagio.

Secondo molti, l’attrice, che è anche un’attivista per i diritti umani e impegnata in iniziative benefiche per bambini malati di leucemia, avrebbe ricevuto minacce di chiusura della sua fondazione se non avesse accettato di girare l’endorsment. Ma il Cremlino smentisce.

Russia, la protesta diventa Viral Art e il web la racconta in streaming

Lo scorso 4 febbraio a Mosca decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro l’attuale primo ministro e candidato presidente Vladimir Putin. In quella che è stata  l’ultima puntata del dissenso, dopo i cortei del 10 e del 24 dicembre, sono entrati in scena anche i manifestanti pro-Putin. Alcuni di loro, però, sarebbero dei prezzolati.

E mentre in rete circolano i video di alcuni “esperti figuranti della politica” che si fanno pagare 500 rubli  per partecipare al corteo filogovernativo

l’opposizione si sbizzarisce con forme di protesta sempre più creative. Vere e proprie performance,  diventate oggetto di un approfondimento, a sua volta molto interessante perché esempio di talk-show in streaming,  sulla verione inglese della tv araba  Al Jazeera.

Chissà cosa riusciranno a inventarsi gli oppositori da qui al 4 marzo. Certo avranno bisogno ancora di molta fantasia, e non solo, per battere il primo ministro in carica.

Fantasia che, invcece, non è mancata ad AP. Come svelato da Linkiesta, i photoeditor della famosa agenzia di foto-giornalismo hanno taroccato una foto dei manifestanti, spacciandola per uno scatto dello scorso 4 febbario, mentre era datata 1991.

La foto incriminata

La foto incriminata