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Immagini dalla strage di #Capaci, che non ho imparato a scuola

Ricordo una gita con delle compagne delle elementari, risate e canzoni dei cartoni animati. Poi il padre di una delle mie amiche ci chiede di fare silenzio. Ci ammutoliamo, alla radio dicono che il giudice Falcone è morto in un attentato a Capaci, provincia di Palermo, sull’autostrada che collega il capoluogo siciliano a Mazzara del Vallo. Con lui viaggiavano anche la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Non avevo la minima idea di chi fosse quell’uomo, ma capii subito che si trattava di un fatto grave. Fino a quel momento per me Palermo e la Sicilia erano solo il ricordo di una bella vacanza, la prima in cui avevo preso l’aereo. Ho visto mia madre sgomenta davanti al televisore per tutta la sera.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Il lunedì la maestra ci spiegò chi era Giovanni Falcone, cosa faceva, chi lo aveva ucciso e perché. A mia memoria, che difficilmente mi tradisce, nessuno a scuola mi ha più spiegato nulla sulla mafia, su Falcone e su Borsellino. Beh, questa è una delle colpe che imputo ai professori che mi hanno formata, o che avrebbero dovuto farlo. Ho imparato chi fossero questi due coraggiosi magistrati grazie alla mia curiosità, alla mia famiglia, ai giornali, ai libri e, in questo caso, anche grazie alla tv.

Capaci, dopo l’attentato

Ne ho discusso tanto con gli amici, i colleghi, i compagni e gli insegnanti della scuola di giornalismo. Due anni fa sono stata a Palermo, ho visto la casa di Falcone in via Notarbartolo e l’albero che la precede, icona e simbolo potentissimo della lotta alla mafia portata avanti dai siciliani stessi. Ho attraversato quello stesso tratto di autostrada.

L’albero di Falcone

Nel ricordo di oggi tutti i quotidiani e i siti pongono, giustamente, l’accento sulla sentita partecipazione delle scuole e dei giovani a questa giornata . E’ un bel segnale, sarebbe splendido se la memoria e la conoscenza non durassero solo un giorno. Mi auguro possa essere davvero così.

Iconografie Palermitane

Primo maggio palermitano, per una volta mi concedo di andare sul personale e tradurre in parole le impressioni di una città unica.

Palermo e’ una città sensuale, come le sue sante e le sue madonne barocche. E’una città decadente, sporca, ma anche tanto ruffiana. Ad ogni angolo ti stupisce e, quando meno te lo aspetti, ti regala scorci irripetibili. Palermo e’un fotogramma di un film in ogni di strada, è imponente negli esterni e semplice negli interni, come la sua Cattedrale.

La Cattedrale di Palermo

E’ enigmatica, armoniosa e ieratica come l’Annunziata di Antonello da Messina.

Palermo e’ricca di tesori non valorizzati come palazzo Abatellis, dove i capolavori medioevali, rinascimentali e manieristi vengono mostrati in una splendida cornice, ma con un percorso espositivo confuso e mal illuminato.

Palermo e’sporca come le sue strade, come il Ballaro’, come la sua criminalita. Come la mafia, che si percepisce dalle tante, troppe targhe alla memoria di vittime innocenti, dalle tante auto blindate delle scorte. Ma Palermo sa essere anche pulita come il suo cielo e forte come il grande albero di via notarbartolo 23, la magnolia  sotto casa di Giovanni Falcone, che il 26 aprile  era stata spogliata di tutte le reliquie, i messaggi lasciati dai cittadini che ricordano il giudice ucciso e resistono alla mafia.

La magnolia di Via Notarbartolo 23

In pochi giorni l’albero e’ rifiorito di parole, foto e disegni. E’ tornato ad essere una delle tante e belle icone palermitane: forti e sempre in grado di rinascere e stupire, anche in mezzo alla violenza e alla sporcizia.