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Le cinque icone del 2010

Due donne, due uomini e un oggetto. Ecco le cinque icone, italiane e internazionali, del 2010.

Tra i protagonisti di quest’anno c’è sicuramente “lui”, l’Ipad. L’ultima invenzione del genio Steve Jobs. Una tavoletta digitale, che fa impazzire i geek, definizione benevola di nerd, gli appassionati di tecnologia, e fa sperare giornalisti ed editori. Il 28 maggio Ipad sbarca in Italia, i fan di Apple si sottopongono a code massacranti, con tanto di notti passate all’addiaccio, per accaparrarsi i primi esemplari. I grandi quotidiani italiani creano  la loro App e si impegnano, in piena crisi editoriale, per rinascere oltre la carta. Sfogliare un giornale è impagabile, romantico, rituale, ma il futuro non sembra essere fatto d’inchiostro. Purtroppo nelle redazioni non tutti se ne rendono conto e in tanti, come luddisti postmoderni, rifiutano la novità. Invano.

Julian Assange, per rimanere in tema tecnologico, era già stata eletta icona d’estate, ma dopo i suoi ultimi cablogrammi non può non essere nominato personaggio del 2010. L’ex hacker australiano, fondatore di Wikileaks, sito che divulga documenti segreti, regala all’America un ‘estate bollente grazie alle rivelazioni sulla guerra in Afghanistan. Non pago il 28 novembre consegna ad alcune delle più imortanti testate mondiali 251.000 documenti diplomatici statunitensi, molti di questi sono segreti. I capi di stato di mezzo mondo vengono messi alla berlina. Subito si scatena la polemica: Assange è un genio, un pazzo o un delinquente? Il mondo si divide tra chi celebra incondizionatamente la supremazia di internet e chi rivendica il ruolo chiave dei giornali, senza di loro i cablogrammi non avrebbero destato tanto scalpore. Il 7 dicembre Julian Assange viene arrestato a Londra, su di lui pendeva un mandato d’arresto della magistratura svedese per stupro e molestie. Il 16 dicembre viene scarcerato su cauzione e il 26  dichiara al Sunday Times di aver firmato un contratto da oltre un milione di euro per la sua biografia. Il ricavato serve per pagare le spese legali, gli avvocati non fanno sconti a nessuno, nemmeno alle icone.

Julian Assange. Per i lettori del Time è l'uomo dell'anno. La redazione gli ha preferito il fondatore di Facebook Marck Zuckerberg

Roberto Saviano icona lo era già dal 2005, anno di pubblicazione di Gomorra, il suo romanzo denuncia contro la Camorra, diventato un best seller da 4 milioni di copie. Ma la consacrazione definitiva è arrivata quest’anno con Vieni via con me, lo show targato Rai Tre,  firmato con Fabio Fazio. Saviano ha parlato di tutto, dalle infiltrazioni della mafia al Nord, al terremoto dell’Aquila. Il programma ha ottenuto un record di ascolti che la tv pubblica, e tutta quella generalista, non ricordava nemmeno più. Saviano non è  televisivo, nei tempi e nelle movenze, ma riesce a incantare il suo pubblico. E’ amatissimo, soprattutto dai giovani, che lo seguono e lo applaudono a ogni sua dichiarazione, per loro è l’icona della legalità. Tra tanti ammiratori, però, comincia a farsi sentire anche qualche detrattore. Mai sottovalutare il potere della tv.

Roberto Saviano è tra i personaggi più importanti del 2010 anche per il sondaggio di Sky Tg24

Creatura misteriosa e provocatoria. Trasformista, ambigua e pop allo stesso tempo. Lady Gaga  è il prototipo perfetto di icona del nostro tempo. E’ l’unica vera star dai tempi di Madonna. Le  sue dichiarazioni diventano titoli di giornale, i suoi show fanno il tutto esaurito, i suoi ammiratori non sono semplici fan, ma adepti che la imitano nel look e nel pensiero, che fanno di ogni sua dichiarazione gridata nel mezzo di un concerto un mantra. Suona il pianoforte a coda (in mutande e reggiseno), ma si sospetta che canti in playback. Lady Gaga indossa con disinvoltura abiti di alta moda, mise teatrali e vestiti fatti di bistecche, e non sbaglia mai una canzone. Il suo primo album The fame ha venduto milioni di copie e a vinto due Grammy Awards, il prossimo, Born this way, uscirà nel 2011. La rivista Time l’ha inserita nella lista dei 100 artisti più influenti del mondo. Lady Ciccone è avvisata.

Lady Gaga, classe 1986. Il suo vero nome è Stefani Germanotta

Non è bella e intrigante come Federica Pellegrini, non è raffinata come Carloina Kostner o glamour come la collega Flavia Pennetta, ma la regina dello sport italiano del 2010 è lei, Francesca Schiavone. La trentenne di Milano, per la precisione del quartiere Gallaratese, che il 5 giugno scorso è entrata nella storia vincendo il Roland Garros, prima italiana a trionfare in una gara del grande slam. Dopo aver battuto per due set a zero l’australiana Samantha Stosur, Francesca si è accasciata a terra e ha baciato il campo. Un immagine evocativa che le è valsa la candidatura al titolo di atleta dell’anno da parte della prestigiosa rivista americana Sports Illustrated.  “Il trionfo della Schiavone a Parigi è la storia del 2010, la sfavorita che si ribella alla piattezza stilistica del circuito. L’immagine dell’anno è il suo bacio alla terra rossa parigina”, si legge in un articolo di   Bryan Armen Graham, firma di punta del giornalismo sportivo Usa. Da quel magnifico giorno, però, Francesca Schiavone non ha più vinto molto, anche se rimane settima nel ranking mondiale. Per la cronaca il titolo di sportivo dell’anno è andato a Drew Brees, giocatore di football, quaterback dei Saints, premiato per i meriti sportivi, ma anche per essersi impegnato nella ricostruzione di New Orleans, dopo la furia dell’uragano Katrina. Ma a Francesca Schiavone poco importa, lei ormai è un icona dello sport italiano e mondiale.

Francesca Schiavone ha fatto tornare il tennis azzurro sulle prime pagine dei giornali

 

 

 

 

Dall’ Italia la prima mostra di arte contemporanea su iPad

La tavoletta Apple che sembra destinata a rivoluzionare il mondo dell’informazione potrebbe cambiare anche quello dell’arte. La mostra “Una sola moltitudine” dell’ artista piemontese Valerio Berruti non è visitabile solo al Palazzo delle Stelline di Milano, ma anche su Ipad. Le statue e i busti di bambini con cui l’artista ha creato le installazioni Schoolchildren e Una sola moltitudine si trasferiscono dai chiostri del Palazzo delle Stelline all’applicazione per Ipad VALERIOBERRUTI, scaricabile gratuitamente da iTunes.

L'installazione "Una sola moltitudine" in mostra al Palazzo delle Stelline di Milano

L’app nasce da un’idea di Paolo Mele ed è stata sviluppata da makeapp.it

VALERIOBERRUTI non è solo il catalogo di “Una sola moltitudine”, è un insieme di  contenuti pensati e creati appositamente per questa nuova piattaforma tecnologica: dalle opere navigabili in 3D, ai disegni creati dall’artista con le proprie dita direttamente su iPad, alle musiche composte per accompagnare la visita.

Si parte dalla mostra per arrivare a scoprire i video, gli affreschi e i disegni che costituiscono l’intero corpus artistico di Berruti.

L’iniziativa è in linea con il pensiero di Berruti che sostiene: “L’arte dovrebbe parlare a tutti”. Forse è proprio per questo motivo che il giovane, classe 1977, di Alba ha seperimentato diverse forme d’espressione, dalla pittura, alle istallazioni video, alla musica (ha collaborato con Lucio Dalla e Paolo Conte).

Certamente con quest’app i pochi “tutti” proprietari di Ipad potranno possedere le sue opere d’arte, chissà cosa direbbe Walter Benjamin, nemmeno lui poteva imaginare che la riproducibilità tecnica avrebbe distrutto la famigerata “aura” a tal punto.